372 Alfio Garrotto Articoli
13 ottobre, 2020

Il tumore al seno: ottobre mese della prevenzione

Il ministro della salute Speranza, alla conferenza stampa di presentazione della LILT for Women, ossia la Campagna Nastro Rosa 2020 di prevenzione e lotta al carcinoma mammario, ha dichiarato: «Quest’anno le campagne di prevenzione contro il tumore al seno sono più importanti degli altri anni. Ora è il momento di recuperare screening e controlli rinviati a causa della pandemia»[1]. Durante il lockdonw infatti sono state rimandate le visite di controllo e di screening preventivo, motivo per il quale adesso è necessario tornare alla carica più di prima per recuperare gli appuntamenti mancati.

È bene ricordare che il cancro al seno detiene il primato assoluto per incidenza, attestandosi come il tumore più frequente: «Lo scorso anno sono state registrate 53.500 donne italiane che hanno ricevuto questa diagnosi, con un trend in crescita (+0,3%), rappresentando così la neoplasia più diffusa in tutte le fasce di età. Paradossalmente però, a fronte di questo aumento dell’incidenza, si registra una, sia pure lieve ma costante, diminuzione della mortalità: ci si ammala di più, ma si muore di meno! Ci si ammala di più perché, oltre all’innalzamento dell’aspettativa di vita, sono sensibilmente aumentati i fattori di rischio che determinano lo sviluppo di questa patologia. E si muore di meno perché oggi disponiamo di una tecnologia avanzata, sempre più innovativa, che ci permette di individuare lesioni tumorali millimetriche, con un basso grado di aggressività, un indice di malignità molto limitato e un processo evolutivo metastatico della malattia (diffusione in altri organi e/o apparati) pressoché trascurabile, se non nullo»[2], queste le parole del Professor Francesco Schittulli, Presidente nazionale LILT, per presentare la Campagna 2020.

Importantissimo dunque il tema della prevenzione, dall’individuazione della malattia in fase precocissima (preclinica) all’uniformità territoriale dello screening senologico (tuttora non omogeneo nel territorio), dall’abbassamento dell’età dello screening fino anche al coinvolgimento del mondo femminile tramite una corretta informazione e l’insegnamento della pratica dell’autopalpazione. A tutto questo serve il mese della prevenzione e l’intera iniziativa, ma è bene anche ricordare che se tanti miglioramenti sono stati fatti è grazie alla ricerca, che lavora alacremente per migliorare diagnosi e terapie. Proprio di recente in merito al cancro al seno si stanno compiendo ulteriori passi in avanti.

Poiché la principale causa di morte è l’insorgenza di metastasi nello stadio avanzato della patologia, andare a fondo nella questione dei meccanismi generativi delle metastasi diventa fondamentale per sviluppare terapie che siano non solo più efficaci, ma anche personalizzate. Sebbene il nostro organismo sia dotato di meccanismi di difesa che rendono difficoltosa la proliferazione e la diffusione delle cellule tumorali, le forme di cancro più aggressive riescono a bypassare questo sistema e sono in grado di portare alla modifica dei tessuti sani circostanti generando un microambiente favorevole sia alla crescita tumorale sia alla formazione di metastasi. Il dottor Giannino Del Sal, docente di Biologia applicata dell’Università di Trieste e Responsabile di un programma IFOM (Istituto FIRC Oncologia Molecolare) chiamato “Segnalazione, microambiente tumorale e metabolismo cellulare”, si è focalizzato su questo punto e ha messo insieme un gruppo di ricerca per indagare più a fondo i meccanismi metastatici. Uno di essi, cruciale nella riproduzione di metastasi, è stato svelato e sembra essere riconducibile alla trascrizione di un microRNA oncogeno attivo (miR-30d) durante la mutazione della proteina p53. Alterando strutturalmente le cellule maligne, vengono rilasciati in modo incontrollato dei mediatori che fanno diventare il tessuto tumorale più rigido e richiamano cellule sane all’interno influenzandole “negativamente”. La comunicazione che si instaura tra le cellule fa sì che quelle «dei vasi sanguigni siano attivate in modo da incrementare l’apporto di ossigeno e nutrienti all’interno del tumore, richiamando cellule dello stroma che rimodellano la matrice extracellulare e stimolano le cellule tumorali a invadere i tessuti circostanti»[3]. Questi importanti risultati sono stati pubblicati su Nature Communications[4] e potrebbero rivelarsi utilissimi nell’identificazione di terapie che controllino la crescita del tumore interferendo con questo meccanismo di diffusione della malattia. La scoperta, presentata anche al Trieste Next, prestigioso Festival della ricerca scientifica giunto alla sua ottava edizione, ha arricchito quindi la comprensione dei meccanismi di stadiazione dà luogo alla speranza di identificare nel prossimo futuro possibili target terapeutici. «Una strada potrebbe essere quella di normalizzare la struttura dell’apparato di Golgi nelle cellule cancerose colpendo alcuni bersagli molecolari, primo fra tutti miR-30d. Sappiamo già, lo abbiamo dimostrato, che la sua inibizione blocca tutto il processo e ostacola la creazione di un ambiente favorevole alla neoplasia, ma dobbiamo trovare molecole idonee per l’applicazione in clinica»[5], si legge sulle pagine di Wired, sempre dalle parole del Professor Del Sal.

Alla luce di tutto ciò, facendo il mio plauso alla ricerca e alla bella iniziativa della Campagna del Nastro Rosa ormai realtà consolidata, mi rivolgo alle donne di tutte le età invitandole a non trascurare questo tipo di patologia che, sebbene l’elevata frequenza, ha molte meno probabilità di rivelarsi letale se scoperta precocemente. Mi auguro che si faccia sempre di più una corretta informazione affinché anche le giovanissime imparino la pratica dell’autopalpazione, non trascurino gli appuntamenti di screening preventivo e ne comprendano a pieno l’importanza.