Gambe gonfie? Spesso segnale di insufficienza venosa
Vorrei parlare di un problema che affligge principalmente le donne e che molto spesso viene sottovalutato nella sua pericolosità: l’insufficienza venosa. I mesi estivi, infatti, sono sempre i più difficili per chi soffre di cattiva circolazione e chi, più in generale, ha problemi di microcircolazione agli arti inferiori perché con l’aumento delle temperature si determina una dilatazione dei vasi superficiali, dovuta alla maggiore quantità di sangue richiamato nei capillari della cute, che a sua volta determina un incremento del sovraccarico venoso, rendendo più acuti i sintomi di chi soffre di malattie venose croniche. A maggior ragione poi, in questa estate 2020 in cui, in seguito al confinamento dovuto alla pandemia di Covid-19, veniamo da un periodo che ci ha visto molto più sedentari, mettendo in difficoltà non solo persone anziane e con problemi di peso (naturalmente più a rischio) ma anche, ad esempio, atleti e sportivi che, non portando avanti i ritmi consueti di attività fisica, hanno potuto risentire della mancanza di contrazione muscolare con il conseguente ristagno della circolazione.
Con la pandemia, inoltre, sono stati di molto limitati gli ingressi nelle strutture sanitarie per cause di gravità minore e quindi molti trattamenti e terapie sono state sospese facendo sì che proprio in questi mesi venga presentato il conto a livello di salute. Il professor Cervi, docente all’Università di Brescia e specialista in chirurgia vascolare ha affermato a riguardo che proprio nel periodo del post-lockdown si è registrato un aumento del 30% per quanto riguarda gli accessi negli ambulatori medici di flebologia.[1] Tra i sintomi da non sottovalutare nell’individuazione di questo tipo di patologie troviamo innanzitutto il formicolio, la pesantezza e il dolore di gambe e caviglie, abbinato a un edema diffuso sugli arti (gonfiore). Se da un lato questi sintomi possono indicare dei problemi di minore rilevanza come ad esempio la rottura di un capillare, dall’altra possono essere l’incipit dell’insorgenza di più gravi insufficienze venose con la sopraggiunta di varici di diversa entità che non sono assolutamente soltanto un problema estetico, ma in primo luogo costituiscono un epifenomeno di patologie più severe e complesse, di interesse medico.
Tra i fattori di incidenza abbiamo già visto la prolungata esposizione al calore e la sedentarietà, ma dobbiamo annoverare tra di essi anche l’ortostatismo statico (ossia lo stare molte ore in piedi fermi), gli squilibri ormonali, le alterazioni della postura (per esempio in conseguenza di una gravidanza) e un’alimentazione scorretta che porta a un eccessivo accumulo di grasso corporeo.
Quali sono, perciò, le misure preventive che possono essere prese affinché si possa evitare l’insorgere o l’aggravarsi di questi problemi? E nel caso in cui la patologia sia conclamata e cronicizzata quali possono essere i trattamenti da portare avanti?
Innanzitutto, bisogna evitare di sottovalutare i segnali che il nostro corpo ci offre perché una condizione di insufficienza venosa, se non adeguatamente trattata, può esporre chi ne soffre a complicazioni potenzialmente molto gravi come per esempio trombosi venose (superficiali e profonde), distrofie e discromie cutanee o anche ulcere cutanee su base flebostatica. Trovandoci di fronte a una malattia cronica che si evolve e degenera con il passare del tempo è necessario prendere dei provvedimenti tempestivi non invasivi e che intaccano semplicemente lo stile di vita affinché non si raggiungano i livelli di pericolosità sopra citati. Queste piccole accortezze possono così essere elencate:
- Una costante attività fisica: anche una semplice camminata di un’ora ogni giorno può essere sufficiente, altrimenti è consigliato il nuoto, la bicicletta o la corsa;
- Un’alimentazione specifica: è fondamentale bere almeno 2 litri di acqua al giorno (anche tramite tisane, se non zuccherate) per favorire il buon funzionamento del sistema cardiovascolare. Poi, prediligere un consumo frequente di verdura (circa una porzione per ogni pasto), di frutta (principalmente rosso-viola, ricca di antiossidanti flavonoidi, come ribes, more, mirtilli ecc.) e anche di pesce in quanto alimento ricco di Omega3 che migliorano l’elasticità delle cellule (anche la frutta secca a guscio è una buona fonte di questi grassi polinsaturi);
- L’uso di calze specifiche: indossare calze a compressione graduata, sotto indicazione del proprio flebologo specialista, può portare a ottimi risultati. Sono assolutamente consigliate soprattutto per chi, per esigenze lavorative, deve stare in piedi molte ore;
- Evitare: l’assunzione di contraccettivi, l’esposizione eccessiva a fonti di calore, la posizione ortostatica prolungata, l’uso di tacchi alti o di indumenti che stringono eccessivamente e gli sbalzi termici caldo-freddo.
Per quanto riguarda, invece, le situazioni che necessitano di un trattamento clinico specifico laddove questi accorgimenti non bastino a ridurre le pressioni nel circolo venoso per evitare di incorrere in complicanze tromboemboliche si può prendere in considerazione, sempre a seguito di un preciso confronto con uno specialista per verificare il singolo caso, una di queste due tipologie di trattamento: le tecniche ablative e demolitive o la Fleboterapia Rigenerativa Tridimensionale (T.R.A.P.).
Tra le prime, troviamo «lo stripping degli assi safenici incontinenti, le flebectomie su collaterali e perforanti ectasiche e refluente (da eseguire rigorosamente in ambiente chirurgico), le occlusioni endovascolari con laser, la radiofrequenza, il cianoacrilato (quest’ultimo di recentemente introduzione), le tecniche di scleroterapia e scleromousse ecoguidata e/o per transilluminazione». Per la seconda tipologia, la T.R.A.P., vediamo in particolare la tecnica iniettiva che «non si pone l’obiettivo di eliminare le vene ectasiche e incontinenti come le tecniche ablative e le occlusioni endovascolari, ma di ripristinarne, agendo in maniera più fisiologica, la funzione. Il circolo venoso superficiale, nel suo complesso, viene iniettato da un cocktail farmacologico specifico contenente un agente sclerosante debole (viene utilizzato il salicilato di sodio) con lo scopo di avviare un processo di flogosi della parete dei vasi venosi non avente l’obiettivo di portare la vena all’occlusione e al suo successivo riassorbimento, ma di portare a una retrazione delle pareti con ripristino della continenza valvolare»[2].
È bene, in conclusione, attenzionarsi all’insorgenza dei primi accenni di problemi circolatori per far sì che si possa porre rimedio e tenere sotto controllo la situazione attraverso un cambio del proprio stile di vita, così che non ci sia bisogno di passare per tecniche più invasive come quelle appena citate. Per fare una buona prevenzione, insomma, bisogna sempre ascoltare il proprio corpo e non trascurare i segnali che ci fornisce.