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17 luglio, 2020

Oncologia e cardiologia: i suggerimenti al Ministero per fase post-emergenza Covid

Come gestire nella fase 2 i pazienti di oncoematologia, oncologia e cardiologia? Per cercare di fornire una risposta e soprattutto una proposta è stato elaborato uno specifico documento, inviato al Ministro della Salute Roberto Speranza. Non si tratta di una linea guida formale ma di una serie di suggerimenti di alcune società scientifiche di riferimento come AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Fondazione Insieme contro il Cancro, SIE (Società Italiana di Ematologia) e SIC (Società Italiana di Cardiologia). 

Nella “Proposta di gestione dei pazienti in Oncoematologia, Oncologia e Cardiologia nella fase 2 dell’infezione da Covid-19[1] sono state raccolte in sintesi le misure di gestione ricavate dall’ esperienza di alcuni dei centri che stanno affrontando le esigenze di continuità dell’attività terapeutica di oncoematologia e trapianto a fronte della pandemia COVID-19. Queste raccomandazioni tengono conto di alcuni suggerimenti pervenuti dal Ministero della Salute, dall’EBMT (European Bone Marrow Transplantation society), dal Gruppo Italiano Trapianto di Midollo (GITMO), dalla Fondazione  Italiana Linfomi (FIL), dagli infettivologi, immunologi e dalla poca letteratura disponibile. « Il presupposto – si legge nel documento -  è che i nostri pazienti, in quanto  particolarmente immunodepressi, abbiano un rischio maggiore di infezione severa e quindi possano essere costretti ad  interrompere delle terapie curative o possano presentare una maggiore mortalità da COVID-19. Siamo nel contesto di una situazione ancora seria, con un rischio concreto di future riespansioni della epidemia in assenza di una vaccinazione di massa e tutti cerchiamo di fare proposte che possano essere utili prima ai pazienti perché sono più fragili e poi agli operatori sanitari e alla popolazione. Facendo una sintesi di tutte le opinioni che abbiamo ricevuto dagli ematologi italiani possiamo dire che gli obiettivi generali condivisi nella nostra comunità professionale sono la prosecuzione delle terapie salvavita per i pazienti oncoematologici e la sicurezza degli operatori sanitari. Purtroppo ci sono già stati molti decessi in entrambe le categorie». 

Tra i punti considerati fondamentali c'è quello della raccomandazione della vaccinazione per questo tipo di pazienti considerando la possibile seconda ondata di COVID-19 prevista da alcuni ricercatori che potrebbe avere una recrudescenza nel periodo autunnale e invernale. Le vaccinazioni consigliate per tutti i pazienti, i loro caregivers e gli operatori sanitari sono quelle per l’ influenza e lo streptococco. Andranno inoltre incentivate delle forme di telemedicina che però dovrebbero prevedere  piattaforme omogenee tra i vari ospedali e meccanismi amministrativi che regolino questa attività, che durante la pandemia è stata surrogata via telefono o email. Per i pazienti asintomatici si raccomandano come al solito le norme di igiene personale ed il distanziamento di almeno un metro.

Per i pazienti ambulatoriali paucisintomatici  o con sospetto di infezione in atto delle vie respiratorie (rinorrea, faringodinia, tosse, dispnea) o febbrili si definiscono percorsi separati. «Devono venire in ospedale solo se necessario. È utile contattare i pazienti il giorno prima del controllo ambulatoriale per accertarsi della presenza/assenza di sintomi attribuibili a COVID, in modo da poter evitare visite non strettamente necessarie o pre-allertare l’attivazione di percorsi dedicati in caso di necessità. Tutti i pazienti devono provvedere all’igiene delle mani con gel alcolico e indossare la mascherina chirurgica come sopra. È opportuno eseguire un triage all’ingresso in  ospedale per identificare fin da subito i casi sospetti, che dovrebbero essere avviati direttamente ad un percorso dedicato (ascensori dedicati, sale d’aspetto dedicate). In area ambulatoriale, è  necessario l’isolamento in una area COVID-dedicata dei pazienti sintomatici in attesa di visita ed esecuzione del tampone (prima faringe e poi le due narici con lo stesso tampone). Nel caso in cui il sospetto emerga invece durante la visita ambulatoriale ematologica, il paziente deve immediatamente lasciare l’ambulatorio di ematologia ed essere accompagnato nella sala di attesa dedicata in area COVID. L’ambulatorio deve essere sanificato prima di potervi accedere con altri pazienti ematologici non sospetti. Dopo la valutazione medica, se i pazienti presentano ossimetria >95 e sintomi di modesta entità, vengono rimandati in autoisolamento a domicilio in attesa dell’esito del tampone (della eventuale sierologia) e della successiva decisione clinica. È importante stabilire un contatto telefonico giornaliero paziente per seguire l’andamento clinico in quanto l’ infezione può evolvere ed aggravarsi o risolversi. Il medico visita i pazienti sospetti con le protezioni individuali (guanti, mascherina FFP2, occhiali o maschera facciale, camice monouso, sovrascarpe e cuffia monouso). I pazienti sospetti vanno visitati in un ambulatorio dedicato o dopo aver visitato tutti i pazienti asintomatici. Tali locali andranno poi sanificati.  Si propone anche di valutare l’opportunità di effettuare un test sierologico rapido a tutti i pazienti in arrivo che non abbiano in corso terapie linfocitopenizzanti, per poi considerare solo i positivi come sospetti da sottoporre a tampone. Questo potrebbe ridurre il numero dei tamponi effettuati». I pazienti con un sospetto di infezione vengono invece ricoverati in un’area di sorveglianza dedicata in attesa di tampone, dove devono essere trattati come infetti fino ad esito del tampone o fino a quando non si chiarisce la diagnosi; solo nel caso in cui sia impossibile avere un reparto dedicato, i pazienti vengono ricoverati nel reparto di ematologia (in camere singole non a pressione positiva) e trattati come infetti fino a prova contraria. Vengono inoltre consigliati tamponi periodici agli operatori sanitari in modo da non contagiare inavvertitamente i pazienti,  ridurre la diffusione della epidemia sul territorio e programmare il lavoro

Dr. Alfio Garrotto